top of page

Testimonianze

Buona sera, sono D., non so se si ricorda di me. Sono stata fino ad un anno fa in cura da lei per il vaginismo. Le sedute sono state sospese a causa del mio trasferimento per lavoro. Ho pensato tantissimo se scriverle o meno, ma alla fine la voglia di ringraziarla mi ha spinto a farlo. Avrei dovuto continuare le cure qui a ..., ma è successo un qualcosa di inaspettato. Il percorso di terapia fatto con lei ha fatto si che restassi incinta. Non ci credevo!!!! La ginecologa che mi ha seguito in gravidanza ha optato per un cesareo e da più di tre mesi sono mamma di una bimba. Volevo ringraziarla, se ciò è accaduto è stato per il percorso che ho fatto con lei. Naturalmente il vaginismo non l'ho sconfitto ma dopo il parto vivo l'intimità con meno "dolore". Appena mi riprendo inizierò il percorso con la mia ginecologa che è specializzata per tale problema. Spero di non averla disturbata ma ,ancora GRAZIEEEEE!!!

Buon lavoro

D. - 6 Aprile 2015

Mi chiamo Silvia e vorrei portare in questo blog la mia testimonianza sul vaginismo di cui ho sofferto per buona parte della mia vita e sulla splendida persona che è Stefania Galli, che mi ha aiutato a superarlo.

La mia è una storia difficile. Come molte, suppongo, delle donne che soffrono di questo problema.

Sono cresciuta in una famiglia chiusa, bigotta e maschilista, con un padre fanatico di chiesa, un fratello complice e aguzzino, e una madre affettuosa, forte e volitiva, ma fatalmente votata alla rassegnazione; priva anche del conforto dei miei parenti, che mi odiavano per vecchi motivi di invidia e di gelosia tra cugini.

Ho vissuto la mia maturazione sessuale come un peccato e qualcosa di schifoso, sporco e pieno di vergogna. Io credo, penso, io so che il mio vaginismo è nato allora, o forse anche prima, nella mia infanzia, tra i germogli dell'odio che ho sempre portato alla mia famiglia. Il mio corpo si è chiuso al mondo prima ancora della mia psiche, prima ancora che la mia età me ne rendesse consapevole.

Così, inconsciamente o meno, durante la mia giovinezza ho sempre evitato coinvolgimenti sentimentali che potessero sfociare in una relazione vera; ancora di più quelle situazioni che potevano concludersi nell'intimità sessuale, che aborrivo dal profondo del cuore. In realtà non avevo idea di avere un problema, per me era una libera scelta, io volevo vivere da sola, come un uomo, e perciò non avevo bisogno del sesso. Sentivo, è vero, un oscuro istinto che mi spingeva fisiologicamente verso i ragazzi, ma la paura e la rabbia erano più forti, prendevano il sopravvento.

Poi, un giorno, ho conosciuto un mio coetaneo e, accanto a lui, ho capito che valeva la pena cambiare idea. Mi sono aperta al sentimento, ho liberato le mie emozioni; ma, durante tutti gli anni in cui siamo stati fidanzati, abbiamo evitato di avere rapporti, scambiando per ossequio nei confronti della verginità e della purezza quella che oramai era diventata fobia irrazionale. Sono arrivata al matrimonio con l'incoscienza che tutto si sarebbe risolto da sé; invece, com'era prevedibnile, tutto si è incredibilmente complicato. Ho preso coscienza, all'improvviso, come un macigno che mi piombava dolorosamente sulla testa , della mia inadeguatezza di persona e di donna. Ho avuto come una folgorazione: il dolore insopportabile, la rigidità di tutto il mio corpo come reazione istintiva e obbligata agli approcci amorosi di mio marito, mi hanno fatto comprendere, finalmente, che c'era un problema, un problema grosso, ingombrante che si metteva in mezzo, tra noi due, nel letto e nella vita di tutti i giorni.

E' iniziato così il mio calvario itinerante tra ginecologi; molti di loro, incredibilmente, non avevano idea di cosa parlassi e mi guardavano con commiserazione oppure ridacchiavano, prendendomi in giro; ognuno di loro mi mandava da un altro specialista, che ne sapeva ancor di meno sull'argomento. Approdai in seguito dai sessuologi; una di questi mi consigliò, come terapia utile prima del rapporto, quella di bere un bel bicchiere di vino, che tutto si sarebbe risolto. Cominciavo a perdere le speranze, a rassegnarmi all'idea di avere addosso un handicap, una disabilità da cui non poter mai guarire. Mi sentivo infelice e la cosa era ancora più terribile perché non potevo confidarmi con nessuno. I sensi di colpa si ingigantivano. Piangevo diperatamente ogni volta che andavo dal ginecologo per i controlli di routine e non potevo sottopormi a una visita completa, quella che, in sala d'attesa, vedevo affrontare serenamente a tutte le altre donne.

Poi, non so cosa è stato, se per una casualità, per la mia determinazione o per un colpo di fortuna, ho sentito pronunciare da una sessuologa, l'ultima ciarlatana della lunga lista, il nome di una ginecologa che opera in una struttura ospedaliera che aveva trattato molti casi come il mio;subito mio marito ha prenotato una visita e ha voluto a tutti i costi che andassi.

E' stato un incontro incredibile. Non ho potuto fare la visita, come le volte precedenti; ma lei mi incoraggiò e mi disse che sussistevano tutti i presupposti per una mia guarigione. Per la prima volta parlai con un medico del mio problema come di un ostacolo superabile e non come di una malattia incurabile. Mi consigliò il nome della psicologa Stefania Galli, perché lei personalmente non poteva più trattare in ospedale il vaginismo, ma era certa che la sua collega potesse aiutarmi quanto lei, perché “aveva fatto la sua identica scuola”.

Così, ho cominciato il mio percorso con Stefania; all'inizio per scrupolo di coscienza, per senso del dovere, per non lasciare nulla di intentato, ma senza troppo entusiasmo. Poi, settimana dopo settimana, ho cominciato a prenderci gusto, perché mi sentivo capita, sostenuta, rassicurata, perché sentivo l'aspetto umano di questo rapporto, non solo il profumo e l'interesse per il denaro. I progressi sono cominciati quasi da subito: prima il dito, poi i coni, una misura dopo l'altra. Il mio corpo si apriva sempre più, mese dopo mese. Cercavo di non mancare mai agli appuntamenti, per me erano come un'oasi di ristoro e di benessere in mezzo alle fatiche lavorative della settimana.

A settembre ho cominciato la terapia e a febbraio ho avuto il mio primo rapporto completo con mio marito, il primo, dopo otto anni.

Oggi mi sento rinata, sono come una persona nuova. Adesso vedo le cose in modo diverso, non provo più la vergogna di custodire un terribile segreto quando sto con gli altri e, soprattutto, è cambiato il mio rapporto con mio marito e con il mio corpo ( ho persino scoperto la comodità dell'assorbente interno, che, fino a un anno fa, non avrei mai pensato di utilizzare).

Sulla base di questa mia esperienza, io posso ad oggi affermare che, con un pizzico di volontà e il supporto della persona giusta, si può guarire. Leggo di molte donne che seguono una terapia fai-da-te leggiucchiata su internet, ma io credo che una donna vaginitica non può superare il suo problema senza il sostegno costante del proprio uomo e di qualcuno che sappia cosa fare e soprattutto cosa dire nel momento giusto, quando ce n'è più bisogno. Alla fine del mio percorso, posso dire che sono stati i soldi meglio investiti di tutta la mia vita. Non finirò mai di ringraziare la dottoressa Stefania Galli, che si è sempre dimostrata competente, presente, disponibile e onesta come pochi specialisti.

Infine, dico anche che il vaginismo primario e tutti gli altri problemi sessuali che affligono la vita di un adulto, possono essere individuati e precocemente risolti attraverso una buona prevenzione, che cominci già nella scuola dell'obbligo. Perché il vaginismo primario, spesso, comincia nella testa di una bambina prima ancora del suo sviluppo sessuale; e il modo migliore per guarire dal sesso è parlarne, parlarne parlarne serenamente, presto, con l'atteggiamento giusto e, soprattutto, con gli esperti giusti.

- Silvia, 10 Marzo 2016

"Clicca qui per inserire una testimonianza dei tuoi clienti".

- Nome cliente, posizione, azienda

Invia una testimonianza

Nome*

Indirizzo e-mail*

Titolo o posizione

Azienda

Testimonianza*

bottom of page